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chicho Lorenzo: “Simoncelli ha dimostrato di essere un pilota pericoloso, nessuno gli ha detto che sbagliava”


Chicho Lorenzo, il padre del Campione del Mondo di MotoGP, il pilota maiorchino Jorge Lorenzo, critica duramente i mezzi di sicurezza del circuito internazionale e assicura che incidenti come quello che è costato la vita all’italiano Marco Simoncelli la scorsa domenica, “potrebbero essere stati evitati”.

“Avrebbero dovuto avvertire prima Simoncelli, perché tutti conoscevamo il suo modo di guidare. Bisognava dirgli che si stava sbagliando, che questo sport non è così. Simoncelli ha dimostrato di essere un pilota pericoloso. Ha fatto cadere molti piloti e ha provocato incidenti nelle prime curve nei quali sono stati coinvolti altri piloti. Nessuno gli ha detto niente e per questo parte della colpa di quanto successo è dei responsabili della commissione sportiva, che avrebbero dovuto fermato ciò molto prima. E non parlo solo di Simoncelli, ma di altri come lui. Perché non è stato fatto? Perché, disgraziatamente le cadute fanno parte dello spettacolo”, ha detto Chicho Lorenzo.

“Ho un buon rapporto con suo padre Paolo perché ci siamo visti con frequenza nei paddock e ciò aumenta il dolore che sento in questi momenti. Vorrei poter fare qualcosa per consolarlo, ma so che ora è impossibile. Purtroppo conosco perfettamente il livello di sofferenza di una famiglia che vede come suo figlio si gioca la vita su di una moto”, ha assicurato il padre del campione del mondo, che ammette che ancora non ha potuto mettersi in contatto con il campione del mondo.

“Non ho parlato con Jorge del fatto di Simoncelli, però l’ho fatto quando ha avuto l’incidente in Australia e mi sono reso conto che per lui quest’ultimo infortunio non è stato come gli altri. Credo che ora stia riflettendo moltissimo sul suo futuro. Jorge mi dice che in ogni Gran Premio ha tre o quattro guai come quello che ah avuto in Australia. Normalmente li salva, ma credeva anche che sarebbe uscito illeso dell’ultimo incidente e non è stato così. Bisogna pensare che può farsi molto male, può procurarsi gravi lesioni o persino perdere la vita”, ha assicurato Chicho, che rivela che nella sua ultima conversazione a chiesto a Jorge di ritirarsi. “Gliel’ho detto molto chiaramente: è una tua decisione personale, ma se ti ritirassi mi daresti una gioia”.

“Gliel’ho detto prima che succedesse il fatto di Simoncelli. Per questo immagino che ora starà pensando ancora di più al suo futuro. Se si ritirasse farebbe la cosa giusta, perché purtroppo il motociclismo sta andando per un cammino sbagliato. Al momento è uno sport molto redditizio per coloro che organizzano, ma è sempre più pericoloso per i piloti”.

Secondo Chicho, “non solo non c’è stato nessun progresso in termini di sicurezza, ma è esattamente il contrario. L’anno prossimo ci saranno moto da 1000cc che andranno a 350km/h. Se hai un incidente a quella velocità puoi sopravvivere solo se Dio ha pietà di te. Non stiamo diventando pazzi?”

“L’unico commento coerente che ho sentito in questo senso è stato quello di Giacomo Agostini, che ha detto che bisogna fare dei passi indietro, che non può essere che nel XXI secolo stiamo giocando con la vita degli sportivi semplicemente per guadagnare più soldi o per aumentare il livello di spettacolo”, ha aggiunto.

Lorenzo ha continuato apportando dati per difendere la sua teoria: “Se la gente ci fa caso, in tutte le pubblicità di promozione dei Gran Premi spiccano le cadute o gli incidenti. Se per elogiare uno sport offri le immagini del suo lato più sgradevole, vuol dire che qualcosa va male. Sembra che si cerchi che la gente vada ai Gran Premi aspettando di vedere come cadono i piloti. Questo sembra il circo romano. Manca solo che la gente metta il pollice in alto o faccia pollice verso in base al proprio gusto”.

“Prima si correva con moto da 115 chili. Ora stiamo già a 185. Nei due ultimi incidenti mortali ci sono stati scontri tra moto e piloti. Stiamo introducendo modifiche che aumentano il pericolo di morte. La gente deve capire che lo spettacolo non è la velocità che possono raggiungere i mezzi, ma la lotta e l’abilità dei piloti”, ha manifestato per concludere.